Potrebbe essere Cork la Capitale d’Irlanda? Se i criteri decisionali fossero dettati da semplicità, originalità e dall’accoglienza delle persone, allora gli abitanti del sud Irlanda avrebbero ragione. Sarebbe Cork la vera capitale d’Irlanda.
Questo l’ho imparato vivendo a Cork o, più correttamente: vivendo Cork.
A colpirmi particolarmente e ad aver fatto breccia nel mio cuore sono gli abitanti del sud ed il loro umorismo.
Sembrano tutti seri. Ti guardano in faccia e ti dicono qualcosa che ti lascia perplesso e mentre tu sei lì, che pensi e ripensi a cosa avranno voluto dire, quando dopo pochi istanti ti accorgi che stavano scherzando.
A Cork, per dire che non hai voglia di fare qualcosa, si dice con espressione seria “I will yeah” così succede che il tuo capo ti chiede di fare un turno extra ma forse quel giorno tu non ti presenterai, perché “I will yeah” in realtà significa “no, non lo farò”.
Gli abitanti del sud Irlanda, infatti, non si prendono troppo seriamente, anzi vivono la vita alla leggera sempre disposti a dare una mano e a condividere una risata.
Sono arrivata a Cork dopo un anno nella capitale (Dublino) ed ho avuto quasi immediatamente la piacevole sensazione di trovarmi in un posto più simile a casa mia. Sarà per l’altissimo numero di italiani che ci vivono, per le stradine piccole, colorate e ben curate e per i pubs che permettono di scambiare qualche parola tra un sorso di birra e l’altro. Ancora, vi sono i ponti sopra il fiume che danno l’idea di essere a Venezia (dopotutto il centro di Cork è un’isola) e l’English Market con i suoi i mille colori e odori che lo contraddistinguono… Forse sarà perché provengo da un paesino e mi sento più a mio agio in realtà piccole? O magari perché Dublino è una città con cosi tanti comfort che (seppur non enorme) a volte è facile sentirsi persi.
Cork è una città che offre tanto e con semplicità. Passeggiando da St. Patrick Street al Grand Parade fino ad arrivare in Oliver Plunkett Street si attraversa la “città moderna”. Proseguendo, ci si immerge nella vera Irlanda, con tanto di canti stonati, urlati a squarciagola, musica folkloristica, suoni e colori. Immancabili sono poi gli irlandesi che al bancone del pub ti consigliano cosa bere, finchè non ti ritrovi con un boccale di Guinness in una mano e un Whiskey nell’altra (fantastica combinazione!).
Non ha niente, Cork, da invidiare a Dublino.
Tante persone la preferiscono alla metropoli irlandese per lo stile di vita più umano e in linea con chi sostiene che il lavoro non sia tutto nella vita. E’ meno turistica e più economica, dagli affitti ai ristoranti, ed offre anche tante attrazioni. Il Blackrock Castle ,nato come torre di guardia per difendere l’accesso alla città da pirati ed invasori è oggi un osservatorio astronomico, poi vi è St. Anne’s Shandon con le quattro facce del suo orologio bugiardo, la Cattedrale e le vicine Kinsale e Cobh: piccoli villaggi pittoreschi e caratteristici.
Tornare a Dublino dopo quasi sei mesi a Cork è stato come ascoltare una canzone troppo rumorosa dopo un concerto di Einaudi.
Quella mattina quando intorno alle 5 ero in macchina e salutavo quella città che inaspettatamente mi ha dato tanto, con il cuore triste e le valige nel bagagliaio, un’alba accecante di luce arancione è apparsa dandomi la speranza che la scelta di tornare a Dublino fosse giusta. Fu così, con un sorriso,che io e Cork ci salutammo.
Elida Farulla