Essere au pair, come più volte ribadito, non equivale a ricoprire il ruolo di babysitter. L’Au pair, vivendo in hostfamily, è parte del nucleo familiare. Ogni mattina suona la svelgia per aiutare i genitori (spesso anche prima di loro per il momento della colazione con bambini!), e la giornata lavorativa inizia molto presto. Non tutti sono adatti a svolgere questo lavoro che richiede pazienza e perseveranza, doti condite di apertura mentale e curiosità. Vivere in una famiglia che non è la propria, infatti, vuol dire anche adottare abitudini e costumi di una cultura diversa e di una famiglia che potresti percepire come estranea.
Ciò comporta spirito di adattamento ad una nuova routine, da scoprire, senza dimenticarsi di curare la propria libertà. Io lavoro come ragazza alla pari da circa un anno ed ho imparato con il tempo a trovare la giusta formula per vivere al meglio questa esperienza.
1. Non aspettarti una strada spianata ma nemmeno le montagne russe!
È difficile comunicare in una lingua che non è la propria, specie quando devi gestire dei bambini che di norma non ascoltano i consigli con facilità. Bisogna scandire le proprie giornate, capire quando puoi concedere determinate cose e quando invece devi essere piú restrittivo. È fondamentale spiegare ai bambini il perché non possono ottenere un risultato piuttosto che un altro, ed avere molta pazienza nel comunicarlo. La routine si acquisisce poi giorno dopo giorno. A volte occorre circa un mese prima di capire quali sono le abitudini dei bambini e intuire come “gestirli” quando vogliono imporsi con l’au pair per avere quello che i genitori negano (sanno essere molto furbi!).
2. Tieni sempre aperti i “rubinetti” della comunicazione 🙂
Il dialogo è fondamentale. Le giornate in cui senti delle difficoltà a catturare l’attenzione dei bambini servono per capire se si sono verificate incomprensioni, se la stanchezza ha preso il sopravvento o se semplicemente ti sei svegliato di luna storta. Questo fortifica il rapporto con la famiglia in cui vivi, non deve mai farti scoraggiare, anzi, io lo uso come incentivo per migliorarmi.
3. La malinconia sbiadisce se trovi una seconda famiglia
Sicuramente la nostalgia di casa sarà ridotta al minimo, in quanto avrai al tuo fianco gli host parents (genitori ospitanti) che si interessano alla tua vita, salute e benessere inclusi. Perlomeno, così dovrebbe essere per tutte le au pair. È molto importante che tu ti senta accettata/o, perché uno dei motti preferiti dalle famiglie è “Se l’Au pair sta bene, siamo tutti felici”. Un rapporto di reciproca collaborazione e rispetto in ogni caso porta gioia, divertimento e sollievo per i genitori impegnati a lavorare tutto il giorno o quasi.
4. Ricorda di curare la tua privacy
Convivere con la famiglia significa la rassicurazione di un supporto morale e fisico costante da ambo le parti. Allo stesso tempo, però, dovrai ritagliarti momenti di svago ed ottenere un po’ di privacy, che non guasta mai. Ad esempio, quando sono libera cerco di uscire molto con gli amici o guardare un film nella mia stanza, per far capire ai bambini che ho bisogno di riposare. Oppure se voglio unirmi a loro, propogo di guardare un film insieme (genitori compresi).
5. Impara a convivere con una diversa cultura
Una cultura differente arricchisce il tuo bagaglio culturale e gastronomico. In questo anno ho scoperto sicuramente diversi piatti tipici, vari sport (oltre il calcio), l’ossessione degli Irish per le card, le cartoline di auguri per gli eventi speciali (Compleanni, Festa del papà/mamma, Festa dei nonni, Comunione, Natale, Pasqua, Pronta guarigione) ed altre divertenti abitudini.
6. Obiettivo: maturare…
Se prima eri quella coccolata/o della casa, adesso ti ritrovi ad avere dei bambini urlanti di cui prenderti cura. Ogni giorno. Non è facile ritrovarsi ad essere “madri”, amiche, infermiere, storyteller, soprattutto se ti trovi nella fascia dei vent’anni. Tante responsabilità sopraggiungono e spesso ti sentirai scoraggiata/o. Avrai le tue giornate no, in cui tutto sembrerà andare storto, ma ci saranno anche le altre mille giornate sì, in cui riceverai l’affetto dei bambini e ci ti sentirai soddisfatta/o perché hai insegnato loro o imparato qualcosa di nuovo.
7. …ma non dimenticarti di sognare!
Sicuramente ciò che ho imparato dai miei bambini supera di gran lunga quello che io ho insegnato loro: ho imparato l’arte della pazienza, ho riscoperto l’importanza dei sogni, ho imparato a viaggiare per mondi che avevo abbandonato da bambina, ho imparato che se cadono la maggior parte delle volte troveranno il modo di rialzarsi da soli.
Poi ho imparato ad accettare il carattere e le aspirazioni di ognuno. I miei bambini ospitanti sanno che per avere un regalo, un bacio, un dolce basta chiederlo con gentilezza. E sanno bene che ogni cultura porta con sé abitudini diverse a cui accostarsi con rispetto e comprensione.