10 kg, 20 kg, 25 kg? E’ difficile stimare il peso della valigia che oltre a contenere vestiti, scarpe e cappotti deve fare spazio ad una vita di ricordi. Quando si parte per una nuova avventura, ci si guarda intorno in quegli spazi della nostra casa e si cerca di portare con sé l’essenza delle piccole cose.
Decidere di iniziare una vita altrove
Quando decisi di partire definitivamente lasciandomi alle spalle 29 anni di amicizie, famiglia, casa, luoghi preferiti, abitudini… quasi mi persi in camera mia. Le fotografie acquisirono valore, i libri che mi avevano accompagnata in diverse avventure ed esperienze diventarono vecchi amici da sfiorare e salutare. Mi soffermai sulla mia adorata palla di vetro con dentro un albero di Natale e tre bambini che giocano ai suoi piedi, e sul ricordo di un Natale felice e dello stupore nell’aver ricevuto quel regalo 24 anni fa. Un regalo che diede vita ad una collezione. Odorai i profumi ai quali mi ero ormai abituata come se fosse la prima volta. Com’è possibile portare tutto ciò con sé in una nuova avventura? Si cerca di memorizzarli e di portarne il ricordo.
E cosi quella valigia inizia ad avere un peso notevole fatto di “ultime volte”: ultimi abbracci, ultimi piatti preferiti da gustare, ultime risate con il cuore appesantito.
I saluti ‘strazianti’
In aeroporto rassicurai papà, gli dissi che tutto sarebbe andato bene e papà rassicurava me dicendomi che avrei potuto comprare un biglietto e tornare in qualsiasi momento.
Sono abituata alle partenze, (ho lasciato casa a 18 anni) ma non ci si abitua mai a salutare mamma e papà.. Cosi anche quella volta lo presi in giro perchè tratteneva le lacrime a fatica e continuava ad inseguirmi per abbracciarmi, fin quando ha potuto. Io, come sempre, scoppiai a piangere ai controlli di sicurezza quando lui non poteva vedermi.
Intorno a me tantissimi ragazzi su per giù della mia età, tutti malinconici, tutti in partenza alla ricerca di un futuro diverso. Iniziamo a parlare tra di noi e ci diamo coraggio a vicenda.
L’inizio di una nuova avventura
Stavo tornando a Dublino, dopo la mia esperienza da ragazza alla pari, e questa volta tornavo per restare. E’ strano come una città appare diversa agli occhi quando non si ha in mano un biglietto di ritorno, quando un percorso diventa ‘il’ percorso, quando l’occasionale lascia spazio all’abitudinale.
E cosi ci si trova residenti in una nuova nazione che, col tempo, si scopre avere tanti difetti che fanno apprezzare di più la nazione di partenza. Si cresce velocemente quando si è lontani da casa e s’impara a contare su sè stessi. Ci si scopre forti e capaci, si acquista consapevolezza ed autostima. Chiamare a casa è una gioia quando devi comunicare che hai trovato lavoro, che hai passato una certificazione importante… sentire i tuoi genitori orgogliosi di te è senza ombra di dubbio quello che ripaga di più.
Ed allora quella valigia che all’inizio era tanto pesante inizia ad alleggerirsi ad ogni piccola vittoria e la lontananza inizia ad essere giustificata dai successi personali.
Lo so, so che se dovessi trasferirmi da Dublino avrei una valigia in più da trasportare piena di nuovi ricordi accumulati in questi anni, ma ricominciare non mi fa più paura. Adesso vedo ogni nuova partenza come un’opportunità, i miei occhi sono ottimisti e gli scaffali della mia libreria pieni di nuove palle di vetro, souvenir di viaggi, regali ed acquisti che mi rendono felice.
Ogni volta che le guardo mi perdo in quei dettagli e la mente vola a quella palla di vetro lasciata in Italia e che, tutte le volte che torno, vado a salutare. La spolvero, la muovo, ammiro la neve cadere lentamente… non importa quante ne ho adesso, quella sarà sempre la mia preferita e me ne innamoro ogni volta che la vedo, ogni volta che torno a casa.