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Vivere all’estero da innamorati è un’esperienza emozionante e molto intensa allo stesso tempo. Ogni giorno è unico: si vive sempre qualcosa di nuovo, ci si deve misurare con ostacoli sempre diversi e si vivono avventure irripetibili. Alcuni giorni ci sembra di poter cambiare il mondo, altri ancora vorremmo solo scappare lontano, abbandonando tutto ciò che si stava facendo fino a un attimo prima, anche solo comprare il pane al supermercato. Questi momenti, specie dopo l’adrenalina del primo periodo all’estero, non sono semplici da gestire, davvero. Perfino io, dopo due anni, sono ancora piena di dubbi circa il presente e il futuro, per questo, ritengo di essere molto fortunata a poter condividere la mia vita berlinese con qualcuno di molto speciale: il mio ragazzo, il mio migliore amico, il mio complice. Ok, sarei potuta venire qui anche da sola, ovviamente, ma quanto a lungo avrei resistito qui con la mia sola forza e motivazione?
Può darsi un paio di mesi, forse un anno o dieci, non lo so; ma vivere la vita in due, specialmente perché non siamo qui per una breve esperienza, è un plus per il quale ringrazio ogni giorno. Le nostre vite sono naturalmente più intense di prima: quando si vive a casa, non si notano determinati aspetti che saltano fuori una volta che ci si trasferisce all’estero. Andare dal dottore, ad esempio, è sempre stato molto semplice: si va in ambulatorio, si spiegano i sintomi, si ascoltano i pareri del medico, al massimo un salto in farmacia a prendere le medicine e poi dritti verso casa. Semplicissimo, solo che qui per noi è un tantino differente: prima di andare dallo specialista, sediamo insieme, vocabolario alla mano per tradurre le parole chiave dei nostri malesseri, una prova generale simulando un colloquio con il medico e immaginando cosa mai potrebbe chiederci. Le domande poi si rivelano sempre diverse da ciò che era stato prefigurato, ovvio.
Con una buona dose di improvvisazione e la giusta concentrazione è comunque possibile comunicare. Ma cosa accade dopo la visita? Uno scontro di civiltà: ci confrontiamo su quelle che sono state le nostre impressioni e la percentuale di frasi capite. “Ha detto che dovresti stare a casa per un po’, potrebbe essere un virus!“, “Assolutamente no, ha detto che esclude l’ipotesi virus e che posso andare tranquillamente a lavorare!“. Bene, potete immaginare da soli cosa accade solitamente a questo punto della conversazione. Il discorso degenera tipicamente verso altri lidi:
- Dovresti andare a scuola di tedesco
- La fai facile tu, che lavori con tedeschi!
- Per questo dovresti andare a scuola!
- Ma la sera dopo lavoro sono troppo stanco
- Beh, dovresti andarci a prescindere, fai uno sforzo, non sarà così per sempre
- Sono troppo vecchio per la scuola
- Ci sono tanti altri strumenti per imparare la lingua, potremmo guardare dei film, leggere libri o articoli, ascoltare musica tedesca
- Mmmh, ok, dai vediamo domani.
Indovinate chi è il procrastinatore? Esatto! Su questi punti non siamo mai d’accordo, è inutile, ma cerchiamo comunque di collaborare. Almeno, io faccio del mio meglio per affrontare le questioni di tutti i giorni. Io sono la referente della proprietà di casa, mi occupo di tutte le bollette (internet, TV, tasse comunali, elettricità e così via), sono l’anello di congiunzione con il portiere del nostro palazzo, traduco spesso documenti importanti e devo sempre chiamare perfino il ristorante per ordinare una pizza d’asporto. Sì, un sacco di cose. Il mio tedesco migliora alla velocità della luce, mi sento più forte e sicura, in due anni ho fatto passi da gigante. E sono molto orgogliosa, davvero.
Solo che a volte vorrei solo potermi rilassare di più, e questo spesso è motivo di conflitto in una coppia, specialmente quando uno dei due sente di avere troppe responsabilità sulle spalle, e l’altro un controllo non sufficiente sulle cose più semplici. In ogni caso, tornare a casa la sera dopo una lunga giornata trascorsa in ufficio, e trovarlo lì ad aspettarmi, è motivo di grande sollievo per me, mi sento protetta dal resto del mondo e posso essere me stessa al 100%, parlando italiano (a volte anche i nostri dialetti, il sardo e il catalano di Alghero), in maniera fluente senza aver paura di essere giudicata per una pronuncia sbagliata.
Dopo cena, seduti sul divano, sogniamo spesso sui nostri progetti futuri: c’è solo un punto comune su cui non litighiamo mai, la volontà, un giorno, con le migliori condizioni possibili, di tornare a casa e ricongiungerci con le nostre famiglie, vivere una vita semplice lontana dal traffico, dallo stress, dal sentirsi ospiti nel paese in cui si vive. Non è ancora il momento di fare piani, abbiamo ancora tempo per sognare e immaginare come potrebbe essere. Per ora continuiamo a goderci la nostra vita all’estero, facendo le migliori esperienze, con la speranza, in futuro, di poter tornare qui come turisti.