Che tu sia uno studente Erasmus, un giovane lavoratore o in cerca di lavoro o un volontario come me, a Valencia la soluzione abitativa più comune è l’appartamento in condivisione, soprattutto all’inizio. Innanzitutto perché a Valencia è molto difficile trovare monolocali o piccoli appartamenti; di solito gli appartamenti hanno almeno tre camere da letto, un ampio soggiorno solitamente separato dalla cucina, uno o due bagni e raramente manca almeno un terrazzo. Inoltre, difficilmente troverai qualcuno disposto ad affittarti un intero appartamento senza avere già il NIE (Número de Identidad de Extranjero) e un contratto di lavoro. Una notizia positiva, se sei abituato agli appartamenti in condivisione in Italia, è che qui praticamente non esiste il concetto di camera doppia, quindi ok la condivisione ma senza rinunciare completamente alla propria privacy e libertà!
Ogni convivenza è diversa
Io sono abituata a vivere in case in condivisione, lo faccio ormai da 10 anni e credo che se un giorno dovessi ritrovarmi a vivere da sola, soffrirei terribilmente la solitudine! In Italia ho vissuto con italiani provenienti da tutte le regioni e avuto coinquilini spagnoli, austriaci, polacchi, rumeni, bielorussi, libanesi, ecuadoregni, togolesi, camerunesi… e sicuramente mi sto dimenticando qualcuno. In pratica credo di avere abbastanza esperienza. Eppure ogni casa e ogni convivenza ha sempre qualcosa di particolare, delle dinamiche diverse e qualcosa da imparare gli uni dagli altri. Quando ti trasferisci in una nuova città, lontano da famiglia e amici, i propri coinquilini diventano una sorta di seconda famiglia, qualcuno con cui parlare e un punto di riferimento e sostegno molto importante per le piccole e grandi delusioni e frustrazioni quotidiane o per condividere i propri successi e pensieri.
Tra inglese e spagnolo
Attualmente condivido l’appartamento con altri volontari del mio stesso progetto, quindi devo ammettere che la mia è una situazione molto particolare: una ragazza rumena e un ragazzo macedone, entrambi alla prima esperienza fuori dalla casa dei genitori. All’inizio, soprattutto al ragazzo, ho dovuto spiegare cose che per me erano così scontate che non capivo se fosse serio o mi stesse prendendo in giro; dalle regole della convivenza e il rispetto degli altri all’utilizzo della lavatrice. Il nostro progetto ci lascia abbastanza flessibilità e tempo libero, per cui ognuno si è creato le proprie abitudini e i propri orari, al punto che è diventato pressoché impossibile mangiare insieme. Nelle mie diverse case in Italia era sempre stato così normale mangiare insieme, magari non con tutti o tutti i giorni, ma per me era un bel rituale di condivisione che, devo ammettere, mi manca. Un’altra particolarità del mio appartamento è che essendo tutti stranieri con appena arrivati una conoscenza molto basica dello spagnolo, abbiamo iniziato a parlare in inglese. Adesso lo spagnolo lo sappiamo tutti un po’ meglio, ma ci viene spontaneo continuare a parlare in inglese, magari inserendo qua e là qualche parola in spagnolo. All’inizio avrei preferito vivere con spagnoli o comunque persone fluenti nella lingua spagnola per potermici immergere completamente, ma adesso che la mia padronanza linguistica è decisamente migliorata e ho occasione di comunicare sul lavoro e con gli amici, non mi dispiace nel frattempo mantenere se non migliorare anche il mio inglese.