Ebbene si, quest’anno il compleanno me lo sono passata a New York. E quando si ha la fortuna di essere nati ad Halloween, beh, l’esperienza è stata davvero unica. Vivere Halloween in America è stato qualcosa di incredibile. Per noi italiani è una festa prettamente commerciale e, al di là dei soliti party, non ci sono grosse celebrazioni. Ero curiosissima di vedere come l’America si sarebbe vestita per quel giorno. Le vie di Brooklyn erano decorate di bellissime zucche e tinte che richiamavano i colori dell’autunno. Spaventapasseri, zombies ed altre terrificanti figure dall’identità poco definita, si arrampicavano sulle scalinate di ogni casa. Tolta qualche super “trashata” (termine aulico per definire gusti alquanto contestabili), sono rimasta estremamente colpita dall’attenzione degli americani alle decorazioni, all’armonia dei colori ed allo stile: come se tutto il vicinato si fosse accordato per creare un bellissimo quadro. Ok, questo nelle vie di Brooklyn, poi mi è bastato spostarmi nei sobborghi del Bronx ed il romanticismo è finito.
Ma non voglio parlare di Halloween (quattro mesi dopo, Fede?) piuttosto, da buona italiana, devo per forza lamentarmi un po’!
Corri, corri, corri!
Sempre di corsa questi newyorkesi. Anche mentre mangiano. Mangiano mentre corrono o corrono mentre mangiano? Boh, io nel dubbio mangio. New York infondo è o non è anche capitale gastronomica?
Tanto cibo si, ma poco spreco
Se io arrivo a sentire l’esigenza di condividere il mio piatto, significa che c’è qualcosa che non va. Le porzioni di cibo sono spesso illegali qui. Se le prime volte, all’arrivo del cameriere, sgranavo gli occhi per la felicità, è bastato poco perché sentissi il bisogno di scappare. La cosa positiva è che, ovunque, è normalissimo chiedere delle box o bag take-away per portarsi gli avanzi del cibo a casa. Ed anche quanto non viene richiesto, è il cameriere stesso a prepararvi la vostra scatolina (o “schiscetta”, come diciamo a Milano).
Non vorrai mica dimenticarti la salsa?
Il “resto leggero e prendo un’insalatina” in America non è qualcosa di realmente concepibile. La salsa accompagna ogni piatto, perché per gli Americani è sempre meglio qualcosa in più, che qualcosa in meno.
L’ansia della mancia
D’obbligo. Ovunque. Che si prenda un caffè o si ceni fuori. Di solito, una volta restituita la carta di credito, vi verranno sempre dati due scontrini…perché se il cibo non lo sprecano, la carta invece si. Una ricevuta viene lasciata a voi ed un’altra è da restituire con indicato l’ammontare della mancia che si desidera lasciare. Panico! Quanto lasciare? A me è stato consigliato da persone del posto di non lasciare mai meno del 15% del totale, se non si vuole rischiare di mancare di rispetto ai camerieri, che di mance praticamente ci vivono.
Le pharmacy che non sono farmacie
Pharmacy. Pharmacy ovunque, enormi. Pharmacy in cui si può comprare qualsiasi cosa, tranne che dei farmaci, per l’appunto. Perché in America ci vuole la ricetta praticamente quasi per tutto. Quasi, infatti. Perché farmaci da banco come il paracetamolo, ad esempio, sono facili da acquistare tanto quanto le caramelle!
Pepperoni pizza, ma senza peperoni
Un vegetariano entra in pizzeria, chiede una pizza “pepperoni” e muore. Yep! Quei pepperoni in realtà erano delle belle e succulente fette di salame, amico mio!
Il bidet passi, ma la lavatrice?
Ok, il dramma del bidet dopo un anno in Irlanda (e della psicanalisi) l’ho superato, ma la lavatrice?
Rarissimo trovare un appartamento che ne abbia una. Vestiti usa e getta? Se va bene, c’è una stanza con la lavanderia nel seminterrato, altrimenti ci prendiamo la nostra bella sacca di panni sporchi e ce ne andiamo in una delle “laundry” del quartiere. Meglio portarsi sempre un bel libro, perché due orette partono via tutte.
I caffè
Americano. Espresso. Filtrato. Cappuccino. Mocha. Macchiato. Latte. Small, medium e large. Hai la tua tazza take-away o te ne diamo una noi? Mentre il barista aspetta la tua ordinazione, tu intanto piangi perché volevi soltanto un caffè! E se hai preso un espresso, allora piangi ancora. Perché 2,5 $ per due dita di caffè… Allora inizi a berti l’americano (con cui almeno la tazza te la riempi), torni a sorridere e te ne vai in giro con il tuo bel beverone. Perché se non cammini con una tazza in mano, non sei degno di camminare per le strade di New York!
I supermercati. Carrelli selvaggi
Corsie e confezioni super-size, e qui ci siamo. In America è tutto più grande, non poteva essere altrimenti per i supermercati. Ma i carrelli senza monetina? Se la deformazione culturale mi portava ad immaginare flotte di persone dirette verso casa con i loro carrelli…delusione. Tutti i carrelli sono dotati di questo ingegnosissimo sistema che, superato un certo perimetro di distanza oltre l’uscita del supermercato, ne fa bloccare automaticamente le ruote. E proprio per il fatto che non ci sia una monetina da recuperare, la gente poi lascia i carrelli ovunque! Tanto poi c’è chi i carrelli li ordina di mestiere. Per davvero.
Quel brivido lungo la schiena…
Si, perché l’acqua te la portano sempre col ghiaccio, che ci siano 30°C o -15°C fuori. E quel brivido si fa intenso quando invece l’acqua bisogna comprarla. Perché se nei bar e ristoranti l’acqua è sempre gratis, il costo di una bottiglia al supermercato è quasi pari a quello della benzina (1,5 $/litro).
La bandiera
Stelle e strisce, sempre e ovunque. Che per noi italiani, un po’ apatici per la patria, un po’ di prurito alle mani ce lo fa anche venire.
Questa volta la grande mela si è fatta scoprire di corsa. Nonostante il poco tempo, i miei occhi da viaggiatrice hanno visto tanto (gelo, si. Quello tantissimo!)
Puoi correre quanto vuoi, ma il tempo a New York non sarà mai abbastanza. E quindi che fai, non ci torni?